Miocardite autoimmune

La miocardite è un’infiammazione del tessuto muscolare del cuore e può dipendere da diverse cause: malattie infiammatorie che interessano altri organi e tessuti (ad esempio la sarcoidosi), l’uso di farmaci (come alcuni antipsicotici), infezioni che attaccano direttamente il cuore (quali alcune malattie parassitarie). Più spesso la miocardite è conseguenza della risposta immune dell’organismo a infezioni (in questo senso può esistere una predisposizione ereditaria, come per le malattie autoimmuni, seppure non si tratti di una malattia genetica propriamente detta). Ed è vero che la malattia può seguire a un’influenza o a una sindrome simil-influenzale, anche se fortunatamente ciò accade in una quota molto bassa di casi.

I sintomi della miocardite possono essere lievi (o assenti) e l’infiammazione può guarire senza aver provocato disturbi (motivo per cui non è facile sapere quante persone colpisce ogni anno). La miocardite può essere però una malattia molto grave, con danno esteso alla funzione cardiaca fino allo shock. La biopsia del cuore può confermare la diagnosi, ma non sempre i piccoli frammenti prelevati documentano l’infiammazione e i criteri di interpretazione non sono del tutto condivisi, senza considerare che i sintomi sono spesso comuni ad altre malattie. La combinazione di dolore toracico, alterazioni dell’elettrocardiogramma, aumento degli enzimi o di alcune proteine cardiache nel sangue (CPK, troponina) può simulare l’infarto. L’ecocardiogramma mostra però una riduzione diffusa della contrazione muscolare, mentre nell’infarto sono interessati solo alcuni segmenti. Anche la risonanza magnetica mostra alterazioni di tipo e/o distribuzione differenti nella miocardite e nell’infarto.
I disturbi del ritmo (extrasistoli, tachicardie, blocchi, ovvero rallentamenti bruschi del battito cardiaco) sono un’altra delle possibili manifestazioni della miocardite.

La più temibile conseguenza di questa malattia é però lo scompenso cardiaco, ovvero la disfunzione del cuore che causa un’insufficiente perfusione di altri organi e tessuti (in particolare i reni e il fegato) o un ristagno di liquidi soprattutto a livello dei polmoni. In questo caso i disturbi sono la stanchezza, l’abbassamento della pressione, la mancanza di respiro, la difficoltà ad alimentarsi con senso di tensione addominale.

Non esistono terapie di provata efficacia specifiche per la miocardite: l’osservazione del paziente, il riposo e la terapia indirizzata a controllare lo scompenso, le aritmie e il dolore sono i fondamenti della gestione del paziente. Nelle miocarditi da causa sconosciuta o post-infettive, almeno in età pediatrica, sembra utile la somministrazione di immunoglobuline ad alte dosi, trattamento approvato per la cura di alcune neuropatie. L’uso di cortisone o di altri farmaci immunodepressori è controverso. Infine, nei casi con grave compromissione e shock può essere necessario ricorrere a supporti meccanici al circolo.
Molte volte il danno è reversibile, e la funzione cardiaca si normalizza in un arco di tempo da qualche giorno a qualche mese. Se il danno funzionale è permanente la miocardite può evolvere in una cardiomiopatia dilatativa, nella quale il meccanismo infiammatorio iniziale perde di importanza a fronte dei meccanismi di progressione della malattia comuni a tutte le forme di dilatazione e disfunzione cardiaca.
Senza creare allarmismi, va ricordato che per un riconoscimento precoce della miocardite è importante non sottovalutare i disturbi sopra descritti, specie se si manifestano o persistono a seguito di forme simil-influenzali.

Fonte articolo

http://www.fondazioneveronesi.it/la-tua-salute/le-vostre-domande/l-influenza-pu-provocare-la-miocardite-/4837

 

Approfondimenti

http://hdl.handle.net/10077/3502

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